tedevent2020

Ancora insieme a TEDxSiena, quarta edizione

Il 12 dicembre si è tenuta la quarta edizione di TEDxSiena, l’iniziativa che mette in scena incredibili storie al fine di diffondere, come recita lo stesso claim del celebre format americano, “le idee che vale la pena diffondere”.

  • Maurizio Bettini, professore dell’Università di Siena, fondatore Centro «Antropologia e mondo antico», filologo e antropologo italiano
  • Maria Chiara Carrozza, professoressa della Scuola superiore Sant’Anna di Pisa e Direttore Scientifico della Fondazione Don Carlo Gnocchi; già Ministro dell’istruzione, dell’università e della ricerca
  • Katia Sagrafenaimprenditrice, co-founder, direttore generale e direttore risorse umane del Gruppo Vetrya, gruppo internazionale che opera nel mondo tlc, media e digital quotato alla Borsa di Milano
L’evento è promosso ed organizzato dall’Università di Siena – in collaborazione con Knowità, BSide e Smart City Lab e con il patrocinio della Fondazione Monte dei Paschi di Siena e del Comune di Siena.
smart_land

Otto concetti per spiegare una ‘smart land’

Uno smart land è un ambito territoriale nel quale attraverso politiche diffuse e condivise si aumenta la competitività e l’attrattività del territorio, con una attenzione particolare alla coesione sociale, alla diffusione della conoscenza, alla crescita creativa, all’accessibilità e alla libertà di movimento, alla fruibilità dell’ambiente (naturale, storico-architettonico, urbano e diffuso) e alla qualità del paesaggio e della vita dei cittadini” (A.Bonomi e R. Masiero, Dalla smart city alla smart land).
CITTADINANZA: Smart Land è un luogo nel quale la cittadinanza si fa attiva e nel quale le forme di partecipazione e condivisione dal basso di progetti di sviluppo va di pari passo con una nuova modalità di interazione e integrazione tra amministratori e forze locali, siano essi portatori di interesse, movimenti o associazioni o semplici cittadini.
 
SVILUPPO: In uno Smart Land lo sviluppo avviene attraverso la costruzione di una rete delle reti diffuse, nella quale i diversi portatori di interesse e le comunità possono svolgere un ruolo attivo, sviluppando progetti, programmi e processi nei quali il punto nodale è il sapere diffuso e condiviso, che le imprese possono utilizzare per aumentare la propria competitività e capacità di creare occupazione a livello locale, oltre alla promozione del territorio quale bene comune da preservare e valorizzare ai fini culturali e turistici, garantendone la fruibilità e ottimizzando i flussi.
 
ENERGIA: in uno smart Land la produzione e la gestione dell’energia deve essere diffusa e articolata, utilizzando tutti i sistemi più innovativi legati alle smart grids e alle reti diffuse, promuovendo azioni di cogenerazione e di generazione distribuita, facilitando gli investimenti nelle energie rinnovabili e promuovendo azioni di utilizzazione razionale dell’energia, puntando sul risparmio energetico a tutti i livelli, dagli edifici pubblici a quelli privati.
MOBILITA’: uno smart Land è un luogo dove gli spostamenti sono facili, agevoli, dove il trasporto pubblico cresce nella qualità dei servizi, mettendo a disposizione mezzi a basso impatto ambientale e dove vengono realizzati e facilitati i percorsi della mobilità alternativa al trasporto privato e dove vengono realizzati sistemi di traffic calming nei centri storici delle città, dei borghi e dei nuclei abitati e nel quale le nuove infrastrutture sono affiancate da infostrutture in grado di promuovere una migliore accessibilità dei cittadini con le aree limitrofe e con le reti della grande mobilità extraurbana.
ECONOMIA: in un territorio smart l’economia si sviluppa soprattutto attraverso sistemi di interazione tra cittadini e imprese, tali che si produca un meccanismo di apprendimento continuo e di forte interazione tra sistema della formazione e dell’imprenditorialità, con particolare attenzione allo sviluppo della creatività, del sostegno alla formazione di start up, facilitando la creazione di laboratori di idee.
  
IDENTITA’: uno smart Land è un luogo identitario, nel quale le diverse identità territoriali – ambientali, artigianali, culturali, economiche, paesaggistiche, produttive – possono esprimere le propria capacità, trovando adeguata valorizzazione in un sistema di offerta che utilizzi sistemi avanzati per promuovere percorsi, mappature, tematismi che ne valorizzino le specificità e ne aumentino il valore aggiunto e quello percepito.
  
SAPERI: uno smart Land è un luogo nel quale i saperi, la conoscenza e la cultura assumono un significato centrale nelle politiche di sviluppo, mediante la creazione di reti di saperi diffuse e integrate, facilitando la creazione di laboratori di idee e mettendo in sinergia tutte le componenti culturali, produttive e non produttive, dell’artigianato come dell’alta formazione, presenti nel territorio.
  
PAESAGGIO: uno smart land è un luogo nel quale l’attenzione al paesaggio non è solo preservazione della bellezza esistente, ma miglioramento dei processi che lo valorizzano, dalla gestione dei rifiuti alla riduzione dei gas serra, dalla limitazione del traffico privato alla riqualificazione urbana e territoriale, secondo modelli orientati alla qualità della vita e dei luoghi, promuovendo il risparmio di suolo, bonificando le aree dismesse e riutilizzandole al fine di migliorare l’offerta territoriale e la fruibilità dei luoghi stessi.
Fonte: https://puntoponte.wordpress.com (clicca qui)
Letture correlate:
“Dalla smart city alla smart land” di Aldo Bonomi e Roberto Masiero Marsilio Editori – marzo 2014 – 12 Euro”
progetti_eng

Progetti a cui abbiamo dato un contributo

Non sono stati pochi i progetti a cui abbiamo cercato di dare un contributo in un percorso di innovazione per creare una “Città Intelligente”.

si_investe_in_sc

Si investe in smart cities

Da un lato Edison, la più antica società energetica d’Europa. E dall’altro Idinvest, rinomata società di private equity con una grandissima esperienza nelle operazioni di venture capital per le startup innovative. Due colossi, insomma, che si uniscono per raggiungere un obiettivo comune: immaginare, progettare e sostenere la Smart City del futuro. Soltanto qualche mese fa, e per la precisione lo scorso 21 febbraio, è stato infatti siglato ufficialmente un Partnership Agreement tra le due società che si impegnano così a promuovere l’ecosistema italiano dell’innovazione, andando a investire sulle giovani imprese e sulle startup più visionarie.
In particolare questa partnership strategica di venture capital copre l’investimento di Edison nel fondo dedicato a temi come Smart EnergySmart Building&IndustryNew Mobility e Tecnologie Abilitanti in Europa, Nord America, Israele e Asia, lasciando alla stessa società energetica l’opportunità di co-investire in quelle startup di particolare interesse per il proprio settore.
Un modo, insomma, per guardare al futuro nel miglior modo possibile. “Siamo molto lieti di lavorare con una società leader come Edison“, ha dichiarato Nicolas Chaudron, Partner presso Idinvest Partners e leader del fondo di investimento Smart City. “La collaborazione con la nostra rete di partner strategici è un ingrediente chiave per rafforzare le nostre società in portafoglio ed Edison è estremamente ben posizionata nel mercato italiano dell’energia smart”.
Un accordo, insomma, che guarda alla sostenibilità in ogni sua possibile declinazione. Sul fronte economico, certo, ma anche quello sociale e ambientale, andando a favorire uno sviluppo rapido ed efficace dell’ecosistema dell’innovazione italiano“Noi di Edison siamo da sempre pionieri nello stimolare lo sviluppo del nostro mercato principale e del nostro Paese d’origine, l’Italia, per contribuire a raggiungere la nostra missione di un futuro a basse emissioni di carbonio e sostenibile entro il 2030“, ha sottolineato Giovanni Brianza, vice presidente Esecutivo, strategia, sviluppo corporate e innovazione di Edison. “Pertanto, siamo lieti di annunciare questa partnership strategica, che è un fattore abilitante per esplorare nuove opportunità in grado di innovare il nostro modello di business e aiutare a svilupparne di nuovi. Si tratta di una prima pietra miliare strategica in un viaggio con la più grande impresa di venture capital nell’Europa continentale: il comprovato know-how di Idinvest nel settore insieme alla loro portata internazionale e al loro impegno per il Paese avranno un importante impatto sulle startup italiane”.
Fonte: wired.it
tallin

Un esempio di transizione digitale di un Paese

Quando l’Estonia ha riacquistato la sua indipendenza nel 1991, dopo il crollo dell’Unione Sovietica, meno della metà della sua popolazione aveva una linea telefonica e il suo unico collegamento indipendente con il mondo esterno era un telefono cellulare finlandese nascosto nel giardino del ministro degli Esteri. Due decenni dopo, è leader mondiale nella tecnologia. I geek estoni hanno sviluppato il codice dietro Skype e Kazaa (una delle prime reti di condivisione di file). Nel 2007 è diventato il primo paese a consentire il voto online in un’elezione generale. Ha una velocità di banda larga tra le più veloci al mondo e detiene il record di start-up pro capite. I suoi 1,3 milioni di cittadini pagano i parcheggi con i loro telefoni cellulari e conservano le loro cartelle cliniche nel cloud digitale. La presentazione di una dichiarazione dei redditi annuale online, come fa il 95% degli estoni, richiede circa cinque minuti. In che modo il più piccolo stato baltico ha sviluppato una cultura tecnologica così forte?

Le fondamenta furono gettate nel 1992, quando Mart Laar, all’epoca primo ministro dell’Estonia, defibrillò l’economia piatta. In meno di due anni il suo giovane governo (età media: 35 anni) ha concesso all’Estonia un’imposta fissa sul reddito, il libero scambio, denaro solido e privatizzazioni. Le nuove attività potrebbero essere registrate senza problemi e senza ritardi, uno stimolo importante per i geek in agguato. Le deboli infrastrutture, eredità dell’era sovietica, significavano che la classe politica iniziava con un foglio bianco.

Quando la Finlandia ha deciso di passare alle connessioni telefoniche digitali, ha offerto gratuitamente all’Estonia la sua arcaica centrale telefonica analogica degli anni ’70. L’Estonia ha rifiutato la proposta e ha costruito un proprio sistema digitale. Allo stesso modo, il paese è passato dall’assenza di un catasto alla creazione di uno senza carta. “Abbiamo semplicemente saltato alcune cose … Mosaic [il primo browser web popolare] era appena uscito e tutti erano a parità di condizioni”, ricorda Toomas Hendrik Ilves, il presidente. Non gravati dalla tecnologia tradizionale, i giovani ministri del paese ripongono la loro fiducia in Internet.

Seguì un progetto nazionale per dotare le classi di computer e nel 1998 tutte le scuole erano online. Nel 2000, quando il governo ha dichiarato che l’accesso a Internet è un diritto umano, il web si è diffuso nei confini. Il Wi-Fi gratuito è diventato un luogo comune. Timbri in gomma, carta carbone e lunghe code hanno lasciato il posto all ‘”e-government”. Il settore privato è seguito: la vendita di Skype a eBay nel 2005, per $ 2,6 miliardi, ha creato una nuova classe di investitori estoni, che hanno guadagnato decine di milioni di euro dalle loro partecipazioni e hanno messo a frutto la loro esperienza e i loro guadagni inaspettati uso. Oggi Tehnopol, un centro d’affari a Tallinn, la vivace capitale, ospita più di 150 aziende tecnologiche. Dato il piccolo mercato interno del paese, le start-up sono state costrette a pensare in modo globale, afferma Taavet Hinrikus, primo dipendente di Skype e co-fondatore di TransferWise, un servizio di trasferimento di denaro peer-to-peer i cui clienti sono sparsi in Europa e in America. Secondo la Banca mondiale, nel 2011 in Estonia sono state registrate oltre 14.000 nuove società, il 40% in più rispetto allo stesso periodo del 2008. Le industrie high-tech rappresentano oggi circa il 15% del PIL.

Come possono altri paesi, privi delle dimensioni ridotte e del foglio bianco dell’Estonia, seguire il suo esempio? “È un po ‘odioso dire,’ Fai quello che abbiamo fatto ‘”, afferma Ilves. Ma sostiene che il successo dell’Estonia non è tanto nell’abbandono della tecnologia legacy quanto nell’abbandono del “pensiero legacy”. Replicare una procedura di dichiarazione dei redditi cartacea su un computer, ad esempio, non va bene; avere tali moduli precompilati in modo che il contribuente debba solo controllare i calcoli ha reso il sistema un successo. Anche l’istruzione è importante: l’anno scorso, in un partenariato pubblico-privato, è stato annunciato un programma chiamato ProgeTiiger (“Programming Tiger”), per insegnare ai bambini di cinque anni le basi della programmazione. “Negli anni ’80 ogni ragazzo del liceo voleva diventare una rock star”, dice Hinrikus. “Ora tutti al liceo vogliono essere un imprenditore.”

[fonte The Economist]

Powered by WordPress | Designed by: Drug Rehab | Thanks to Ally Bank Review, VPS Hosting and Dedicated hosting